Caccia alla spia
L’arresto in Polonia di un altro dipendente Huawei è un segnale per tutti
L’arresto da parte delle autorità polacche di due persone, compreso un funzionario cinese dipendente di Huawei, è il segnale che le tensioni contro il colosso delle telecomunicazioni cinese stanno aumentando. Il dipendente di Huawei si chiama Weijing W., e lavora in Polonia sin dal 2011. L’altro arrestato sarebbe un cittadino polacco dipendente della francese Orange, ex agente dei servizi di sicurezza. La polizia ha eseguito perquisizioni nelle rispettive abitazioni e negli uffici, e la connessione tra i due individui riguarderebbe la partnership Orange-Huawei sui test per il 5G, l’infrastruttura strategica più importante del futuro.
Se già da qualche anno i membri del Five Eyes (America, Inghilterra, Canada, Australia, Nuova Zelanda) avevano mostrato preoccupazioni per via dei legami tra lo spionaggio e l’internazionalizzazione di Huawei – considerato il braccio armato di Pechino – negli ultimi mesi anche altri paesi europei avevano iniziato a interrogarsi sull’opportunità di arrivare a rapporti così profondi con l’azienda cinese. E’ l’est Europa, in particolare, a essere stata corteggiata maggiormente dalla Cina, soprattutto per quanto riguarda il 5G. E ultimamente perfino la Repubblica ceca, che tradizionalmente è molto legata a Pechino, aveva cominciato a mettere in discussione l’opportunità di consegnare i test del 5G a Huawei.
Dopo l’arresto in Canada di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei e figlia del fondatore, su richiesta dell’America, la Cina ha intensificato le azioni di ritorsione contro i cittadini canadesi. La Polonia è l’alleato più forte dell’America tra i paesi dell’ex Unione sovietica, ma non è sufficiente per dire che i due casi siano connessi. D’altra parte, il messaggio politico alla comunità internazionale è ormai chiaro: le accuse contro Huawei stanno aumentando, e il rischio contagio esiste davvero.