Il declino rallentato di Snapchat
Una trimestrale accettabile fa esultare i mercati. La vita tra i giganti
Le “storie di Instagram”, forma ubiqua di promozione, autopromozione e comunicazione degli ultimi anni, un tempo erano le “storie di Snapchat”. Nel senso che Snapchat, social network fondato nel 2011, le “storie” fatte così le aveva inventate e rese famose, e per qualche anno, in un’epoca che ormai sembra remota, era diventato il social network che cresceva più di qualunque altro e che era adorato dai giovani di tutto il mondo. Facebook, sentendosi minacciato, cercò di comprare l’azienda come aveva già fatto con Instagram e WhatsApp, ma il giovane ceo Evan Spiegel si rifiutò. Allora Facebook cominciò a imitare le funzioni più innovative di Snapchat, e usando la sua posizione di forza mise lentamente fuori mercato il concorrente emergente.
Negli ultimi due anni Snapchat ha trascorso una crisi micidiale, provocata anche dall’inesperienza del management. Alcuni dei dirigenti più importanti dell’azienda se ne sono andati, gli utenti si sono arrabbiati per alcune pessime scelte di mercato, e insomma, in mezzo ai giganti dei social che valgono centinaia di miliardi di dollari Snapchat ha dapprima tentennato, poi ha perso l’equilibrio. Gli ultimi tempi però sono stati di lenta risalita, e ieri l’azienda ha pubblicato la sua prima trimestrale non pessima. Il titolo martedì è salito in Borsa del 20 per cento, e tutti gli analisti parlavano di miracolo. La ragione? Snapchat (che in Borsa è quotata come Snap) ha ridotto le perdite e fermato la precipitosa fuga degli utenti. Continua a non crescere e a non guadagnare, ma i mercati erano così lieti del fatto che il disastro fosse soltanto parziale da aver premiato Spiegel. È così la vita tra i giganti di internet, che se non ti comprano mirano ad ammazzarti. Si può sopravvivere, ma soltanto a stento.