Per una volta, bene Facebook
Le nuove regole contro le interferenze politiche sono un bel passo avanti
Aquasi tre anni dall’inizio degli scandali che hanno rovinato la reputazione (ma non la quotazione borsistica) di Facebook, il social network ha annunciato ieri per la prima volta una serie di misure che ha il potenziale di eliminare il problema che è stato all’origine di tutto: le interferenze elettorali. Il grande scandalo delle elezioni americane del 2016 funzionava così: agenti russi compravano annunci pubblicitari a pagamento su Facebook che venivano targetizzati in maniera precisa e servivano a sostenere Trump, abbattere la sua rivale, aumentare le divisioni all’interno dell’elettorato americano. Queste operazioni sono state riconosciute da molteplici agenzie d’intelligence americane, oltre che dallo stesso Facebook, Mueller o non Mueller.
Dopo quasi tre anni di cogitazioni, Facebook infine ha annunciato ieri nuove misure che dovrebbero ovviare a questo problema, e l’ha fatto alla vigilia delle elezioni europee, che potrebbero finire infestate dai tentativi di interferenza. Adesso chiunque voglia inserire un annuncio a pagamento di natura politica sul social network dovrà registrarsi con nome, cognome e documento d’identità presso il paese in cui l’annuncio viene mostrato (prima chiunque poteva comprare annunci dove e come voleva). Inoltre – e questa è la parte più importante – Facebook ha aperto un database completo di tutti gli annunci pubblicati sulla piattaforma (specie quelli legati alla politica e ai temi d’interesse pubblico) con informazioni su quanto sono stati pagati e sulla targetizzazione. Significa che analisti, giornalisti e ricercatori potranno finalmente capire in prima persona come funzionano le macchine della propaganda. La decisione di imporre delle registrazioni a livello nazionale ha irritato le istituzioni europee, che adesso avranno grosse difficoltà a fare campagne su Facebook a livello continentale. Poco male, è un prezzo piccolo da pagare, che si può risolvere con poche eccezioni. Per una volta, bene Facebook.