Dopo i No Tav, No Tap, No Vax e altre simili amenità antiprogresso, forse eviteremo i No 5G. L’articolo 38 del decreto Semplificazioni, pubblicato il 16 luglio in Gazzetta Ufficiale e in attesa di conversione in legge, scrive: “I sindaci non potranno introdurre limitazioni alla localizzazione sul proprio territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualunque tipologia e non potranno fissare limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici diversi rispetto a quelli stabiliti dallo stato”. Sulla esposizione alle onde elettromagnetiche l’Italia ha norme più restrittive rispetto alle linee guida raccomandate dall’Ue che derivano dagli studi della Commissione internazionale per la protezione da radiazioni non ionizzanti (Icnirp), pubblicati dal 1998 e aggiornati periodicamente, finora a marzo 2020. L’Icnirp è un istituto di ricerca indipendente no profit, con sede a Monaco di Baviera, riconosciuto dall’Oms e consulente dell’Unione europea e di altre istituzioni intergovernative. Un dossier dell’Istituto superiore di sanità del 2019 afferma che gli unici effetti sulla salute dei campi a radiofrequenza 5G sono “di natura termica, a breve termine, e di carattere soggettivo”, mentre “gli studi dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro non supportano l’ipotesi di cancerogenicità”.
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