editoriali
TikTok è un problema
I dati rubati, lo spionaggio ai giornalisti. L’America vota il divieto, l’Ue indaga
Ieri TikTok ha ammesso che alcuni suoi dipendenti hanno utilizzato la propria app per spiare almeno due giornalisti occidentali (uno di BuzzFeed e uno del Financial Times) nel tentativo di rintracciare le loro fonti. E’ la prima volta che la società cinese proprietaria del popolarissimo social network, ByteDance, esercita un certo tipo di trasparenza, con una comunicazione interna e poi parlandone ai giornali tramite i portavoce. Dopo che la notizia ha iniziato a circolare, Rubo Liang, ceo di ByteDance, ha chiesto scusa e ha fatto sapere che i responsabili dell’operazione sono stati licenziati. E’ apprezzabile, naturalmente, l’improvvisa riscoperta della trasparenza come valore, soprattutto nel momento in cui si trattano dati sensibili come quelli dei giornalisti. Ma quella di ByteDance sembra proprio un’operazione cosmetica.
Nelle ultime settimane, infatti, il problema di TikTok è tornato a riempire il dibattito pubblico: a novembre il senatore Marco Rubio e il deputato Mike Gallagher, entrambi repubblicani, hanno pubblicato un editoriale sul Washington Post dal titolo: “TikTok, il tempo è scaduto. L’app dovrebbe essere bandita in America”. Qualche settimana dopo hanno presentato al Congresso una legge per vietare il social network sul territorio americano, che sta avendo un particolare successo bipartisan.
L’Amministrazione Biden, dopo aver cancellato il divieto di Trump sui social cinesi, da due anni negozia per un accordo sul trattamento dei dati con il gigante cinese ma periodicamente escono notizie sulla capacità di usare il social per spionaggio o controllo. Almeno 14 stati americani hanno già vietato ai loro impiegati di usare l’applicazione, così come diverse università, e martedì il Congresso vota per un ban federale dell’uso di TikTok su smartphone e computer governativi.
Anche nell’Ue, dove il prossimo anno circa 250 milioni di cittadini avranno l’app TikTok sul telefono, sono in corso diverse indagini sul trattamento dei dati. Come sempre, non è quello che ammette ByteDance a spaventare gli organi di controllo, ma tutto quello che non dice.