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Editoriali

Regolamentare troppo in fretta l'intelligenza artificiale è un rischio per l'Ue

Redazione

Il Parlamento europeo domani voterà le nuove regole sull'Ia. Ma essere i primi al mondo nel cercare di dare un ordinamento a una tecnologia in pieno sviluppo può essere un errore, per almeno tre ragioni

Il Parlamento europeo domani voterà le nuove regole sull’intelligenza artificiale nell’ennesimo sforzo dell’Ue di regolamentare il settore digitale e cercare di recuperare il terreno dell’innovazione perduta su Stati Uniti e Cina. Sulla carta il cosiddetto “AI Act” (legge sull’intelligenza artificiale, ndr) è pieno di buone intenzioni. L’approccio scelto dall’Ue è basato sul rischio. I sistemi che comportano rischi inaccettabili per la sicurezza delle persone saranno proibiti, come le tecniche manipolative o subliminali, la classificazione sociale o l’influenza sugli elettori in campagne politiche. Anche l’intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, sarà regolamentata: questi sistemi dovranno garantire la protezione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto, mitigare diversi rischi e rispettare obblighi aggiuntivi di trasparenza. Ma nella sua corsa alla regolamentazione di una tecnologia rivoluzionaria in pieno sviluppo, l’Ue corre tre rischi.

 

Il primo è di danneggiare gli attori europei dell’intelligenza artificiale, avvantaggiando ulteriormente americani e cinesi. Lo ha riconosciuto anche il ministro francese del Digitale, Jean-Noël Barrot, spiegando che è necessario “evitare di far uscire l’Europa dalla storia tecnologica”. Il secondo è di escludere gli utenti europei dalla rivoluzione in corso. Molto più significativa della decisione del Garante per la privacy italiano di bloccare temporaneamente ChatGPT è stata la scelta di Google di non includere l’Ue nel lancio del suo chatbot Bard. Il terzo è di approvare una regolamentazione che, a causa del suo livello di dettaglio e complessità, si riveli desueta o inapplicabile perché non al passo con la tecnologia. Lo stesso “AI Act” è stato riformulato in modo improvvisato e frettoloso dopo l’avvento di ChatGPT. Sull’intelligenza artificiale generativa forse sarebbe stato più saggio aspettare un po’ invece di correre per dire che l’Ue è la prima al mondo a regolamentare.
 

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