(Ansa)

Editoriali

I chip occidentali stanno benissimo

Redazione

Ragioni per smettere di suonare le campane a morte dopo DeepSeek. Dal tonfo in borsa è passato solo un mese, ma Nvidia ha chiuso l'ultimo trimestre con ricavi in crescita, contro ogni aspettativa degli analisti

Ndivia sta benissimo. Il colosso tecnologico di Santa Clara, specializzato in componenti per l’intelligenza artificiale, ha chiuso l’ultimo trimestre con ricavi in crescita del 78 per cento, superando le aspettative degli analisti. Il ceo di Ndivia, Jensen Huang, ha detto che c’è una domanda molto alta per i microchip Blackwell, la versione di ultima generazione dell’azienda. Eppure è passato soltanto un mese dal tonfo in Borsa di Ndivia collegato al rilascio dell’ultima versione di DeepSeek, intelligenza artificiale generativa made in China. La Cina aveva dimostrato di aver fatto progressi sull’Ia senza gli enormi finanziamenti occidentali e senza i chip avanzatissimi che fanno la fortuna di aziende come Nvidia.

I mercati si erano allarmati, e nei giorni successivi c’erano state decine di pagine vergate sulla fine della tecnologia occidentale, pensosi editoriali sul tramonto del modello di tecnologia adottato dall’America della Silicon Valley. Ma come spesso succede, la realtà è molto più complessa di quel che la propaganda cinese e i suoi supporter occidentali vorrebbero far credere. Il successo di Nvidia è stabile, forse perfino in crescita, poiché la tecnologia e l’innovazione tecnologica continua a essere uno dei punti di forza delle democrazie liberali.

Ieri il Financial Times ha scritto che l’azienda “non è più quello che è stata per i mercati azionari per gli ultimi due anni, quando i suoi risultati trimestrali spesso esplosivi hanno alimentato l’entusiasmo di Wall Street per l’Ia”. Ma questo fa parte del naturale processo di stabilizzazione di un campione dell’innovazione. Ndivia, come molte altre aziende tech, è molto esposta alle tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino. Ma c’è di più: Trump ha detto più volte che Taiwan ha rubato all’America i suoi microchip. In realtà il fondatore di Ndivia, Jensen Huang, è la smentita in carne e ossa di certe affermazioni: emigrato da Taiwan agli Stati Uniti da ragazzino, senza conoscere una parola di inglese, è lui ad aver costruito il più importante impero dei chip made in Usa.

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