L'irresistibile spirito post Weinstein
La guerra globale al maschio non risparmia nessuno, da Al Franken alla Rai
Sbalordisce la rapidità con cui la Rai, sintonizzandosi sul neonato canone globale della molestia, abbia diramato un nuovo regolamento per codificare le interazioni inappropriate fra i sessi sul luogo di lavoro. Il regolamento è severissimo e denso di casi esemplare, com’è d’obbligo per le novità legali d’importazione anglosassone. Anche fischiare una bella ragazza in corridoio è passibile di sanzione, e nessun dipendente deve credere che l’autorità preposta d’ora in poi chiuderà un occhio quando si tratta di episodi isolati. E’ il famoso giro di vite, come si dice in giornalese, lingua morta che a Saxa Rubra è viva e lotta insieme alle “silence breakers” celebrate dal Time. L’azienda che ancora non è riuscita a smarcarsi dal registro comunicativo degli anni Ottanta si adegua tempestivamente allo spirito di questo tempo post Weinstein, e forse lo zelo riformista penetrato nel carrozzone più fermo della Repubblica è l’unica nota positiva in questo momento di pazzia planetaria nella ridefinizione dei rapporti fra i sessi. Mentre l’efficientissima Rai metteva fuori gioco fischi e buffetti, in America il senatore democratico Al Franken veniva costretto a dimettersi dai membri del suo partito che fino all’altro ieri lo consideravano una specie di supereroe della parità di genere. Quello di Franken è un caso limite: accusato di aver messo una lingua di troppo nello sketch con un’attrice e di aver allungato le mani, credendo di inscenare una gag scherzosa, il senatore è stato difeso da decine di donne che hanno lavorato con lui e ha negato tutte le accuse che sono arrivate a rimorchio. Ha dato le dimissioni con un discorso amaro, arrabbiato. Ma le forze che in tutto il mondo si sono scatenate contro il maschio sono irresistibili, piegano qualunque cosa, perfino la Rai.
Politicamente corretto e panettone