Rete 4, così a un primo esame superficiale, sembrava tendere un po’, giusto un pochino, a destra. Che fosse quella strettamente sovranista e autarchica in economia, o No euro, o proprio antieuropea, o nemica degli immigrati a prescindere, o ben armata in casa propria. Insomma, ci si rigirava sempre nella stessa solfa. Sembrava, se non suonasse offensivo alle orecchie retequattriste, proprio un coro. Ma non degli alpini e neppure della parrocchia, e neanche un bel coro polifonico. Sembrava, invece, proprio un coro di quelli lì, appena appena minacciosi, in cui ci si alza in piedi e si canta all’unisono, senza polifonia, e sempre contro qualcun altro. La condizione corale doveva essere parsa stridente proprio in modo letterale con almeno uno dei programmi di punta. Pensa e ripensa non se ne usciva, quando, in mezzo a questi giorni trasformativi, arriva uno dei tanti miracoli politici dovuti all’avvento di Mario Draghi.
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