recensioni foglianti
Una cosa sull'amore
Jeffrey Eugenides
Mondadori, 295 pp., 20 euro
Jeffrey Eugenides ha imparato che la vita è una faccenda più delicata di quanto credesse. “Meno comica e più profonda”, ha confidato in un’intervista a Caterina Bonvicini su Robinson. Il suo ultimo libro nasce da questa nuova consapevolezza. Una cosa sull’amore, tradotto in italiano da Katia Bagnoli, è una raccolta di dieci racconti apparsi per la prima volta su riviste come il New Yorker e The Yale Review. Il primo, “Due brontolone”, descrive l’amicizia di due donne e di una malattia senile che colpisce una di loro. “Demenza non è una bella parola. Suona violenta e aggressiva, come se un demone ti svuotasse il cervello a cucchiaiate, il che in effetti è esattamente quello che succede”. Cathy e Della passano molto tempo insieme, per loro è un modo di compensare ambiti dell’esistenza che danno meno soddisfazioni di quanto promettono. “Il matrimonio, sicuramente. La maternità, più spesso di quanto volessero ammettere”. “Siringa per ungere la carne” è la storia di una donna bella e ricca e famosa di quarant’anni. Tomasina da un po’ di tempo ogni volta che va a dormire sogna uno scuolabus pieno di tutti i bambini che non ha mai avuto né desiderato fino a quel momento, allontanarsi dal suo campo visivo. Si accorge di volere un figlio. Il piano iniziale era concepirlo come vuole la tradizione, con un amore e un matrimonio in sottofondo. Purtroppo però, non è stato possibile. Il piano B, la fecondazione assistita, è certamente meno romantico e più solitario, più triste ma più coraggioso, l’unica soluzione rimasta. Nel libro, l’autore de Le vergini suicide, vincitore del premio Pulitzer con Middlesex, racconta uomini traditi e traditori, poesie e fallimenti, dolori da cui non ci si libera, umane e quotidiane tragedie, rinunce e compromessi al ribasso, modernissimo squallore da ceto medio, emozioni minuscole e amore in piccole dosi, imperfetto come tutto il resto. E poi messaggi mandati di nascosto in piena notte, pensieri vergognosi, solitudine e paura, che è un sentimento come gli altri: “Molto intenso, ma soltanto nella fase iniziale”. Per Johanna e Charlie è stato amore alla quindicesima vista. Adesso, dopo tre figli e una fede stretta al dito, frequentano una terapista di coppia una volta alla settimana. “Johanna, mi dica come si sente nel suo matrimonio. In tre parole”. “Frustrata. Arrabbiata. Sola”. Tutto qui? Sì, tutto qui, non c’è nient’altro da aggiungere. Da un po’ di tempo l’unico progetto condiviso da marito e moglie è quello di giocare a trovare il cattivo, il responsabile di tutta la rabbia coniugale e non.
A Chicago la camera da letto di una coppia sposata ha le lenzuola e le coperte attorcigliate, i cuscini schiacciati, il disordine dell’abbandono. Non è l’unica stanza ridotta in quelle condizioni, la verità è che nessuno ha più cura di niente. “Com’era potuta accadere una cosa simile nel giro di una sola generazione? La camera dei suoi genitori non era mai stata così”. Il grande sogno americano crolla anche per colpa della biancheria. Gli uomini sono soli, minuscoli, impauriti e inadeguati, si somigliano tutti, Eugenides lo sa. (gi.me)
UNA COSA SULL'AMORE
Jeffrey Eugenides
Mondadori, 295 pp., 20 euro
Una fogliata di libri