Editoriali
E' finito il gruppo di Visegrád
La guerra in Ucraina divide i quattro paesi dell'Europa orientale. I ministri della Difesa di Polonia e Repubblica ceca boicottano la riunione con l'omologo ungherese. Un segnale a Orbán che si rende utile a Putin
I rappresentanti della Difesa del gruppo di Visegrád, costituito da Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria, si sarebbero dovuti incontrare questa settimana per rafforzare il legame tra i quattro paesi dell’Europa centro-orientale cresciuti insieme dentro all’Ue. Ma già nel fine settimana la ministra ceca Jana Cernochová aveva deciso di boicottare, convinta che l’evento sarebbe stato usato da Viktor Orbán per fare campagna elettorale e aveva aggiunto: “Mi dispiace molto che il petrolio russo a buon mercato sia più importante per i politici ungheresi del sangue ucraino”. Senza la Repubblica ceca sarebbe stato un incontro depotenziato, ma ieri è arrivata la notizia che neppure il ministro della Difesa polacco parteciperà. La Polonia tra i quattro è il paese più grande e più importante e negli ultimi anni, mentre Praga e Bratislava continuavano a isolare e rimproverare Orbán per le questioni legate allo stato di diritto, c’era sempre Varsavia, ugualmente colpevole, pronta ad allearsi con l’Ungheria. Ma la guerra della Russia contro l’Ucraina ha cambiato i rapporti e le priorità e per la Polonia isolare Mosca e punirla dell’invasione è una priorità. Per Orbán invece la fedeltà a Putin e al suo modello illiberale sono più importanti non soltanto della protezione degli ucraini, ma anche dello sforzo collettivo europeo di isolare la Russia. Orbán ha valicato una linea rossa e nessuno in Europa è disposto a seguirlo, i polacchi, i cechi e gli slovacchi sanno bene con chi stare: con l’Ucraina. Il gruppo di Visegrád, che era nato per promuovere l’integrazione tra i quattro paesi e l’Ue, si era trasformato in un covo di pulsioni più o meno illiberali, ora si è sfaldato. L’isolamento di Orbán è importante, conta molto a livello di valori, di unità, di europeismo. Purtroppo non vale molto nella pratica: sulle decisioni europee vige il diritto di veto e Orbán potrà continuare a opporsi alle sanzioni contro la Russia. Sarà isolato, ma seppur solo, sarà utile a Putin.